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24 luglio 2020

Real Estate Monitor

La finanza immobiliare e la crisi Covid-19

a cura di Nomisma 

L'impatto sul mercato residenziale e sulle famiglie

L’indagine decennale che Nomisma conduce sulle famiglie italiane, riflette una profonda discrasia tra aspettative e percezione della realtà e complessità della situazione economica e sociale congiunturale.

Dalle dichiarazioni delle famiglie si evince che:
  • la propensione all’acquisto si mantiene su livelli pari a quelli dello scorso anno
  • le intenzioni di acquisto di un’abitazione nei prossimi 12 mesi diminuiscono, se pur lievemente
  • l’interesse verso il mercato immobiliare si manifesta sia da parte di famiglie con una situazione reddituale e di risparmio stabile, sia da parte di famiglie che a causa del Covid-19 hanno subito un peggioramento delle proprie condizioni
  • l'82% dei potenziali interessati non può prescindere dall’accensione di un mutuo.

A queste evidenze si affiancano le previsioni econometriche che indicano un ridimensionamento del numero delle compravendite attese per il biennio 2020/2021, tale da portare il mercato sui livelli di 6 anni fa.
A limitare l’entità dei danni potrebbe essere la disponibilità delle banche a sostenere una domanda di accesso al mercato, che sarà probabilmente più esigua ed economicamente più fragile.

I fondi immobiliari e gli investimenti esteri

  • A consuntivo 2019 il numero di fondi immobiliari italiani ha raggiungo 582 unità per effetto della crescita costante di iniziative riservate a investitori istituzionali e della liquidazione degli ultimi fondi retail. 
  • Il numero di società di gestione è passato da 36 a 41 unità, mentre il valore degli attivi delle 5 società maggiori è passato da 36,4 a 41,5 miliardi di euro e delle prime 10 da 53, 5 a 59,4 miliardi di euro.
  • Generali Real Estate continua a rappresentare la società con il maggiore valore degli attivi, seguita da DeA Capital RE SGR e InvestiRE SGR.
  • La sostenibilità dei canoni rappresenta un elemento cruciale per l’andamento dei fondi immobiliari sia in termini di liquidità immediata per le società del settore, sia per le conseguenze sul valore patrimoniale degli asset.
  • Un’ulteriore elemento di preoccupazione è legato alla forte esposizione dei fondi immobiliari italiani verso i capitali esteri (82% a fine 2019). 
  • Per quanto riguarda l’asset allocation dei fondi riservati la maggiore crescita tra il 2018 e il 2019 si è registrata nel comparto industriale – logistico e in quello turistico – alberghiero, con una lieve ripresa del comparto commerciale. Per i fondi retail a inizio 2020 la quota degli immobili da dismettere nei prossimi anni è concentrata sui comparti direzionali e commerciali.
Per maggiori dettagli, consulta l'analisi completa dedicata a “La finanza immobiliare e la crisi Covid-19”, disponibile nella sezione Ulteriori approfondimenti.

Dati ed elaborazioni Nomisma su fonti varie  – Luglio 2020